STEVE WYNN (USA)

Live

Ingresso: 25,00€
Minori di 30 anni: 13€ (regolamento sconti)

Streaming

L'acclamato leader dei Dream Syndicate per un concerto eccezionale

Gli annali del FolkClub si arricchiscono di un nuovo personaggio che va ad aggiungersi a quelli che hanno fatto la storia del nostro piccolo grande Club. Steve Wynn è certamente una delle figure più rilevanti della scena musicale mondiale degli anni '80, se consideriamo che con i suoi Dream Syndicate, insieme ad altri gruppi come i REM o i Replacements, Wynn ha di fatto inventato la scena indie rock americana. Wynn si esibirà in solo, accompagnando la sua voce con la chitarra elettrica: una dimensione che ha spesso abbracciato negli ultimi anni.
In oltre 25 anni, Steve Wynn ha pubblicato altrettanti dischi, con più di 300 cover registrate delle sue canzoni. Ha suonato in oltre 2000 concerti in più di 25 paesi. Le sue canzoni sono state incise o suonate dal vivo da REM, Luna, Concrete Blonde, Black Crowes, Yo La Tengo, e moltissimi altri. Con una carriera discografica tanto prolifica, Wynn trova il tempo per esibirsi in un centinaio di concerti all’anno in giro per il mondo, trovandosi benvenuto a Roma, Oslo, Atene, Bruxelles, Londra e Madrid così come a Los Angeles, New York, San Francisco, Chicago e Boston. Senza dubbio uno dei più avventurosi, capaci ed eccitanti cantautori degli ultimi decenni.

Steve Wynn nasce a Santa Monica, California, nel 1960 e imbraccia la prima chitarra all’età di nove anni, poco prima di scrivere la sua prima canzone Sing My Blues e di formare la sua prima band The Light Bulbs che gira nel circuito delle feste e ricorrenze scolastiche: il componente più vecchio del gruppo ha dieci anni! Tredicenne, Wynn ha già fatto parte di gruppi dai nomi pittoreschi come Purple Passion e Sudden Death Overtime, in cui alterna composizioni proprie a riletture di Neil Young, Rolling Stones e Who. Dopo aver brevemente inseguito il sogno di diventare giornalista sportivo, l’immediatezza dell’esplosione punk rock del 1977 lo riporta al mondo delle canzoni da scrivere e da suonare. Si ritrova così a comporre pezzi e suonare la chitarra per i pionieri new wave di UC Davis (vicino a Sacramento) Suspects, gruppo per cui Wynn scrive più di cento canzoni. Il ritorno a Los Angeles con la cantante dei Suspects Kendra Smith è il primo passo verso la formazione dei Dream Syndicate, la band che darà a Wynn il successo e la notorietà internazionale.
I Dream Syndicate suonano insieme per la prima volta nel dicembre del 1981 e in tre settimane registrano il primo eponimo EP, pubblicato nell’aprile 1982, seguito sei mesi più tardi dall’album d’esordio The Days of Wine and Roses che tanto gli appassionati quanto la critica considerano uno dei migliori e più importanti album rock di tutti i tempi. Il gruppo trova subito un contratto con la A&M Records, per cui esce la pietra miliare Medicine Show, album recentemente nominato tra i migliori quaranta dischi rock di ogni tempo dal London Guardian e le cui canzoni vantano cover di REM e Black Crowes. Dopo anni di tour intensivi tra America, Europa, Giappone e Australia la band si scioglie alla fine del 1988, con altri due album all'attivo (Out of the Grey, 1986 e Ghost Stories, 1988) cui seguirà il live Live at Raji’s (1989). ...per quanto fossi orgoglioso dei Dream Syndicate, la nostra musica e quel che avevamo fatto, sentivo che avevamo raggiunto il nostro massimo e che qualsiasi cosa fosse seguita sarebbe stata una delusione. Volevo che finisse quando ancora stavamo facendo le nostre cose migliori...
Nel 1990 incomincia la carriera solista di Wynn con Kerosene Man, disco di incredibile varietà che dimostra la sua impressionante crescita sia compositiva che tecnica. Il successivo Dazzling Display è a tutt’oggi la produzione più elaborata di Wynn, sintesi vertiginosa del miglior rock di un trentennio cui partecipano Peter Buck dei REM, Johnette Napolitano dei Concrete Blonde e membri di Bangles, Turtles e dei gruppi che accompagnano Lou Reed e Tracy Chapman.
Con Brian Harvey degli House of Freaks dà vita al supergruppo Gutterball con cui pubblica tre dischi tra il '93 e il '96, raccogliendo entusiastiche recensioni e un devoto seguito (i Black Crowes li invitano ad aprire i loro concerti ancor prima dell’esordio discografico). Il progetto Gutterball non interrompe la sua carriera solista e nel '94 pubblica l'intropettivo e delicato Fluorescent, cui segue l'ottimo Melting in the Dark registrato a New York e poi Sweetness and Light e My Midnight che definiscono il sound della fase successiva della sua carriera.
Nel 2001 Steve è a Tucson per registrare il doppio Here Come the Miracles che, ancora una volta benvoluto dalla critica, guadagna il titolo di Miglior Album di Rock Alternativo assegnato dalla American Federation of Independent Music. I successivi Static Transmission e ...tick...tick...tick, sono registrati a Tucson con la nuova formazione The Miracle 3.
Nel 2009 Steve si diverte a cantare diverse canzoni di Bob Dylan che vengono incluse nel cd in edizione limitata Steve Sings Bob. In occasione del 25esimo anniversario di Medicine Show, il disco viene riproposto interamente in alcuni concerti negli USA con i Miracle3. Il 2010 vede altre due uscite: una ristampa di Medicine Show comprendente anche l’EP This Is Not the New Dream Syndicate Album, e un nuovo disco con i Miracle 3, Northern Aggression.
Nel 2012 è in Australia per partecipare al Dig It Up festival organizzato dagli Hoodoo Gurus, ma è anche l'anno in cui si celebra il trentesimo anniversario di Days of Wine and Roses, per l'occasione si riuniscono i Dream Syndicate per una serie di concerti in Spagna a settembre, cui segue un tour europeo nel 2013, e un ulteriore tour dei riuniti Dream Syndicate per celebrare i trent'anni da Medicine show.

...uno dei veri eroi del rock underground... Philadelphia Weekly
...l’ex frontman dei Dream Syndicate è un vero maestro di artigianato rock senza tempo... Chicago Tribune
...nessun contemporaneo produce dischi di rock classico come Wynn... AllMusicGuide.com
...cantautore di prima classe, nella semplice ma profonda tradizione di Lou Reed, Neil Young e John Lennon post-Beatles, ha l’orecchio giusto per bilanciare la propria sensibilità pop con una geniale dissonanza... PopMatters.com