Buscadero Nights presenta PHIL CODY (USA)

Live

Ingresso: 15,00€
Minori di 30 anni: 8€ (regolamento sconti)

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Lo straordinario songwriter presenta il suo ultimo album… e non solo!

…Nel 1996 The Sons of the Intemperence Offering è piombato sulle teste degli ascoltatori con la forza di un Blonde on Blonde di quel decennio, un capolavoro in grado di scoperchiare cuori e cervelli centrifugando Bob Dylan, Greatful Dead, Clash, The Band e Bruce Springsteen con un’irruenza irripetibile, scrittura trascinante, furore visionario. (Buscadero)

Nato a Cincinnati in Ohio ma trasferitosi in California dove risiede da molti anni, Phil Cody è discendente nientemeno che di Buffalo Bill (all’anagrafe William Frederick Cody), e con il suo stile diretto e intelligente che spazia dal sound di Townes Van Zandt a quello di Clash e Grateful Dead, ha stupito la critica americana con il suo album di debutto The Sons of the Intemperance Offering. Disco che lo porta presto a collaborare con il bassista Roger Len Smith, il batterista Bryan Smitty Smith e con Steve McCormick (produttore più tardi di Cody plays Zevon); soprattutto, però, inizia a collaborare con il tastierista Rami Jaffee (Wallflowers, Foo Fighters), che dopo aver suonato nel suo secondo album The mad dog sessions, produce il successivo Big slow mover insieme a Ethan Jones, nell’album si fa notare la presenza di nomi del calibro di Emmylou Harris e Joe Henry. Negli anni Phil Cody si esibisce accanto a mostri sacri come Daniel Lanois, Steve Earle, The Pretenders, Joe Ely, Jimmie Dale Gilmore, Golden Smog e Bonnie Raitt, ma è soprattutto con Warren Zevon che scocca la scintilla artistica definitiva, che oggi è testimoniata dall’album Cody plays Zevon (2014), dedicato all’indimenticabile songwriter, uno dei massimi talenti mai espressi dalla musica americana di sempre, scomparso prematuramente nel 2003.
Ho cantato le canzoni di Warren per anni –racconta Cody– sono stato in tour con lui e suonavo la sua Werewolves of London in garage quand’ero ragazzo. Lo considero un amico e un mentore e quando sono stato in tour con lui, anche se ero solo un ragazzo che apriva i suoi concerti, mi ha sempre trattato con gentilezza e rispetto presentandomi personalmente al pubblico e agli amici che venivano a trovarlo. L’idea di fare questo album mi è venuta nel 2013, a dieci anni dalla scomparsa di Warren; ho voluto semplificare le canzoni, spogliandole, proprio come le avevo imparate guardando Warren suonarle da solo.
Delicatezza, rispetto e amore sconfinato, quasi una carezza la sua sulla lapide del grande musicista scomparso. Phil questo tributo lo fa con le sue armi: poche chitarre acustiche splendidamente suonate dove le corde di acciaio vibrano di mille sentimenti, un pianoforte, una batteria spazzolata, una slide, un banjo. Elimina del tutto le spigolosità schizoidi proprie di quel genio folle che era Warren Zevon, togliendo rumorosità elettrica e lasciando solo dei vuoti da riempire. Con le lacrime, se si suole, visto che Phil ripassa alcune delle più belle canzoni della storia della musica. Evita le facilonerie, cioè le canzoni più note, e scava nel pozzo.

Dal suo primo album sono passati ormai vent’anni e Cody torna in Italia, dopo 10 anni di assenza, in versione solitaria e acustica (chitarra voce e armonica), per farci ascoltare le canzoni di quel capolavoro, le sue personalissime cover dei grandi Maestri, a partire da Warren Zevon, e brani inediti che faranno parte del suo prossimo imminente e attesissimo album.