Buscadero Nights presenta MALCOLM HOLCOMBE (USA)

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Entrance: 15.00€
Young under 30: 8€ (discount rules)

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Stralunato songwriter in bilico tra folk e blues

Anche le Buscadero Nights, giunte al terzo anno, vantano la loro piccola storia, e anche per questa rassegna, nella stagione del 25° Anniversario, abbiamo scelto artisti particolarmente significativi. Malcolm Holcombe è tra essi perché tutto nacque grazie a lui. In occasione del suo concerto al FolkClub del 2010 lo cercammo su sollecitazione di un nostro socio, che ci segnalò la sua bravura; lo portava in Italia Andrea Parodi. A fine concerto, del tutto inebriati da un concerto che fu davvero splendido, cominciammo a ipotizzare una rassegna da articolare all’interno della stagione del FolkClub, dedicata a una certa musica americana. Nacquero quindi proprio grazie a Malcolm le Buscadero Nights.

Malcolm Holcombe cresce a Weaverville, un paesino dei Monti Appalachi, nella Carolina del Nord, tra boscaioli e vicini che suonano la chitarra elettrica davanti a casa. È un appassionato di programmi musicali televisivi, così la madre gli compra al supermercato una chitarra e un libro di accordi. Dopo la morte di entrambi i genitori, Malcolm, nella migliore tradizione americana, si mette “sulla strada” con una rock band, i Redwing. E la strada lo porta a Nashville, dove trova lavoro in una caffetteria. Tra la preparazione di un hamburger e l’altro, trova il tempo per esibirsi per gli avventori, che rimangono conquistati dal suo stile innovativo, grezzo, carico di blues e di soul. Dopo il promettente esordio discografico con A far cry from here (1994), nel ‘96 firma un contratto per la Geffen Records, e lavora a un nuovo CD, sembra la svolta per la sua carriera, ma la situazione precipita. Holcombe si lascia trascinare nel vortice dell’alcolismo, non riesce a tenere fede ai suoi impegni e la Geffen rinuncia a pubblicare il suo disco (che uscirà soltanto nel ‘99 col titolo, significativo, di A hundred lies). Segue un periodo buio, tra sbronze e depressione, in cui Malcolm tira a campare. Poi il ritorno in North Carolina e il taglio netto con l’alcool lo rimettono in carreggiata. Autoproduce una serie di dischi di ottima qualità (Another Wisdom nel 2003, I never heard you knocking nel 2005 e Not forgotten nel 2006) che lo rimettono all’onore del mondo musicale. Con Gamblin’ house (2007) riceve finalmente l’apprezzamento e l’attenzione della critica americana, con ottime recensioni su Rolling Stone, Wall Street Journal, Billboard Magazine, e partecipazioni ai più importanti programmi radio e tv americani. L’album rimane per ben 9 settimane nella Top 20 della American Music Association. Segue For The Mission Baby (2009) che vede partecipazioni importanti come Tim O’Brien, Mary Gauthier, Siobhan Maher.

Al FolkClub, con la sua chitarra suonata in un personalissimo fingerpicking, il suo modo sghembo di stare in bilico sulla sedia, la sua voce profonda, il suo smisurato talento.

...non proprio country, da qualche parte oltre il folk, la musica di Holcombe è una specie di blues in movimento, alla ricerca degli angoli più oscuri del cuore... Rolling Stones Magazine

Le sue canzoni si muovono tra tormento e tenerezza, il suo stile parte dal folk per spaziare tra country e blues, la sua voce è calda e roca. Un personaggio da scoprire.