INESS MEZEL (Algeria)

Live

Entrance: 18.00€
Young under 30: 9€ (discount rules)

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La straordinaria voce berbera ritorna al FolkClub per il Venticinquennale
CONCERTO ECCEZIONALE

Una bella e profonda amicizia unisce Iness Mezel al FolkClub, fin dal lontano 2001, quando la invitammo per la prima volta a Collegno per una serata che intitolammo Le Regine d’Africa, con Rokia Traoré e Celina Pereira. Da allora tantissime sono state le occasioni per riascoltarla e riabbracciarla: tre volte al FolkClub, al Monte dei Cappuccini, a Exilles, al Salone del Libro, un’indimenticabile esibizione a cappella in una Maison Musique allagata il giorno dell’inaugurazione, e nella altrettanto indimenticabile serata del Ventennale al Regio. Ovvio che il suo sia stato uno dei primi nomi della lista degli invitati per il Venticinquennale. Ancora più vivo è il desiderio e la voglia di riascoltarla se si considerà che dalla sua ultima apparizione al FolkClub nel 2008, Iness ha ottenuto uno straordinario successo di pubblico (n° 1 nelle World Chart Europe) e di critica (4 stelle da tutta la stampa specializzata e non, inglese e francese) con il suo ultimo album Beyond the Trance, registrato nel 2011 ai mitici Real World Studio di Peter Gabriel.

Iness Mezel (in lingua berbera “non disperare mai”, pseudonimo di Fatiha Messaoudi) è berbera, nata sulle montagne della Kabilia, in Algeria, con origini francesi e italiane. Si avvia alla musica attraverso gli studi classici (canto e piano), per indirizzarsi, al suo arrivo a Parigi, verso la musica cosmopolita della capitale francese: world music e ritmi africani, afro-jazz e blues, per il quale la sua voce suadente e vellutata è perfetta. Presto però il richiamo delle radici berbere si fa sentire, mediato dagli studi condotti e dalla convinzione che nella musica (e attraverso essa) si possono e si devono creare dei ponti culturali (grazie anche ai suoi testi che trattano di problematiche sociali, specialmente quelle legate al mondo femminile), facendo uscire le melodie afro-berbere dal loro contesto tradizionale, mettendo così in comunicazione ambiti lontani e differenti, tradizione e modernità, ritmi afro-berberi e le loro stesse evoluzioni jazz e latino-americane. I suoi primi testi sono in francese, ma Iness non resisterà a lungo alla affascinante musicalità della lingua amazigh (la lingua di suo padre) nella quale deciderà di cantare i brani dei suoi primi due album. E poi in Iness è evidente la vocazione ad andare controcorrente: nel suo gruppo è una donna, Nora Abdoun -anch’ella di origine berbera- a suonare le percussioni tradizionali come il bendir e il karkabou (cosa assolutamente inconcepibile per i berberi tradizionalisti). La voce di Iness Mezel, dal timbro raro e suadente, è una delle più belle realtà della scena world degli ultimi anni; la sua abilità di autrice si basa su una solida ricerca della tradizione per volare sulle ali dell’ispirazione verso il metissage e la contaminazione, orientata all’apertura dello spazio armonico con una concezione poliritmica degli arrangiamenti molto personale e particolare e con testi poetici che parlano del senso di responsabilità di un popolo messo faccia a faccia con la sua memoria, la sua lingua, il suo destino. Tutte queste notevoli doti hanno fruttato a Iness Mezel il premio come migliore artista nordafricano (vinto in precedenza da Khaled e Cheb Mami), migliore artista femminile africana (vinto in precedenza da Angelique Kidjo) e il prestigioso Koras All Africa Musics Awards.

Dopo il suo acclamato album Wedfel (Miglior Album dell’estate 2004 per la canadese Radio CBC, secondo album nella TOP TEN dello stesso anno per radio KPFG di Los Angeles, e premio Choc du Monde de la Musique in Francia), e il successivo Len, Iness Mezel è approdata ai mitici Real World Studios di Peter Gabriel per produrre il suo album capolavoro Beyond the Trance, acclamato da critica (Mojo, Q Magazine, Financial Times, The Guardian, The Telegraph, Froots, Songlines, Les Inrocks, Le Monde, Mondomix) e pubblico in tutta Europa.

Al FolkClub in trio con Iness Mezel (voce), Nora Abdoun (percussioni) e Victor Paimblanc (chitarra).

L'Africa è il suo giardino, il berbero la sua forza, Parigi il suo laboratorio nel quale mixa le sue stupefacenti sonorità. E il palco il suo ring favorito… Yves Jaeglé (Le Parisien).