RadioLondra presenta GILAD ATZMON (UK)

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Entrance: 15.00€
Young under 30: 8€ (discount rules)

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Quando il be-bop incontra la letteratura
UNICA DATA ITALIANA

RadioLondra, la nostra originale rassegna, giunge quest’anno alla quarta edizione. Nata per portare a Torino, direttamente da Londra, testimonianze significative di come la scena del jazz e dintorni evolve oltremanica, si avvale di uno “speaker” d’eccezione: Enzo Zirilli, l’ottimo batterista e percussionista torinese che risiede e lavora stabilmente a Londra da anni, collaborando con musicisti straordinari provenienti da tutto il mondo.

Gilad è un sassofonista dalla straripante energia, che fonde il linguaggio jazzistico con quello della tradizione yiddish, il funk, il rock e sonorità arabeggianti. È da molti anni membro dei Funk Blockheads (la band di Yan Dury, “...sex, drugs and rock&roll!”), oltre ad aver affiancato Sir Paul McCartney e Robbie Williams.

Formatosi alla Rubin Academy of Music di Gerusalemme, suona il sassofono, la fisarmonica e il pianoforte, il clarinetto e il flauto. Il suo stile jazzistico è principalmente bebop/hard bop, senza disdegnare il free jazz, data la sua straordinaria capacità di improvvisazione, in termini di velocità, energia e intensità, al punto di essere capace di suonare due sassofoni contemporaneamente. Il suo album Exile ha vinto un premio dalla BBC come miglior album jazz del 2003.

Gilad Atzmon è anche noto in qualità di scrittore. I suoi due romanzi più noti sono Guide to the Perplexed (2001) e My One and Only Love (2005), entrambi in esplorazione del campo della psicologia per quanto riguarda l’ebraismo e il sionismo. Gilad è de facto un ex-israeliano, la cui forte e coraggiosa critica contro la propaganda della Israeli lobby nel mondo e contro i falsi anti-sionisti, ben mascherati da pro-palestinesi, lo ha reso bersaglio di accuse gravi e ingiuste. Paradossalmente, ma neanche troppo, tali accuse provengono anche da alcuni noti personaggi palestinesi, a sottolineare come la servitù verso l’oppressore non è solo un fatto politico, economico e militare, ma anche culturale e psicologico.

Già acclamato ospite di RadioLondra in uno strepitoso concerto a Maison Musique del dicembre 2009, e in un entusiasmante bis al FolkClub nel gennaio 2012 al fianco della fascinosa e travolgente Sarah Gillespie, Gilad approfitta del suo invito al Salone del Libro di Torino per presentare l’edizione italiana del suo ultimo libro The wandering Who? (L’errante chi?) per tornare al FolkClub.

“Commuove e avvince il percorso descritto da Gilad Atzmon da nazionalista israeliano intransigente a patriota dell’umanità, liberato dal sionismo e appassionato sostenitore della giustizia per il popolo palestinese. È la storia di una trasformazione raccontata con onestà e coraggio che tutti coloro (e specialmente gli ebrei) che hanno a cuore una pace vera, quanto la loro stessa identità, dovrebbero non solo leggere ma farne materia di riflessione e di ampia discussione.”
(Richard Falk, Professore emerito di Diritto internazionale alla Princeton University, autore di oltre venti volumi, relatore speciale alle Nazioni Unite per i Territori occupati palestinesi)

“Gilad Atzmon ha scritto un libro affascinante e provocatorio sull’identità ebraica nel mondo moderno. Atzmon mostra come l’assimilazione e il liberalismo abbiano reso sempre più problematico, per gli ebrei della diaspora, conservare un forte senso della loro “ebraicità”. I leader ebraici in preda al panico, dice, si sono volti al sionismo (ovvero cieca lealtà verso Israele) e hanno diffuso la paura (la minaccia di un altro Olocausto) per tenere la tribù unita e distinta dai goy che la circondano. Come dimostra il caso stesso di Atzmon, è una strategia che non funziona e che sta provocando grande ansia e inquietudine a molti ebrei. The wandering Who? dovrebbe essere letto da un vasto pubblico di ebrei e anche di non ebrei.”
(John J. Mearsheimer, professore illustre di Scienze politiche alla Chicago University)

“…Atzmon è un musicista stupefacente!” (John Lewis, Metro)

“…tra i migliori musicisti contemporanei viventi.” (Robert Wyatt, The Guardian)